Alma tra le Dune

Racconto e immagini di Ettore Toniolo
Polaroid di Marianna Battocchio

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Ci sono momenti in cui tutto sembra remare contro.
Dopo alcuni mesi di attesa mi trovo al mare per tre giorni,
sfruttando un week-end lungo favorito da una festività.
Dovrei esserne contenta, immaginerete voi, in realtà non lo sono per niente.
Come primo fine settimana di giugno il tempo è pessimo:
nuvole, vento fastidiosissimo in riva al mare dove nessuna barriera lo ostacola,
pioggia a sprazzi.
Provo a camminare sul bagnasciuga ma devo rinunciarci quasi subito.
Sono costretta a trovare riparo in un chiosco:
una grata di bambù filtra la forza del vento proveniente libero dal mare.

 

 

 

Un caffè macchiato cerca di infondermi un po’ di calore,
la stessa tazza serve a riscaldare le punte delle dita.
Scarto l’idea di tornare dalla spiaggia,
troppo ventosa e seguo un sentiero tracciato nella fascia di dune,
ricoperta dalla macchia mediterranea,
che dovrebbe riportarmi al parcheggio dove ho lasciato l’auto.
Mi accorgo che il camminamento lastricato
termina in un residence privato e sono costretta a tornare al bar
per ricaricare le energie e prepararmi al rientro ventoso attraverso la spiaggia.

 


 

Mentre aspetto, seduta dietro un paravento naturale,
una figura vestita di un azzurro consumato prende forma al mio fianco.
Me la ritrovo vicina come fosse sbucata dal nulla,
non ho avvertito i suoi passi in avvicinamento.
Questa nuova presenza senza, essere interpellata,
mi invita a ripercorrere il sentiero pedonale e a seguire una deviazione
dal passaggio principale che porta sulla destra all’interno della macchia mediterranea,
per giungere più velocemente alla strada asfaltata
(come facesse a conoscere la mia destinazione è ancora per me un mistero).

 

 

 

 

Il consiglio mi pare comunque disinteressato, aspetto che si allontani da me per sicurezza e appena si è dissolta mi inoltro nel viale che porta verso il residence. Dopo un centinaio di metri lo steccato alla mia destra, come preannunciato, si interrompe e il vuoto invita a percorrere uno stretto sentiero appena visibile tra l’erba e gli arbusti che si mostrano in lontananza con alle loro spalle degli alberi più contorti e vissuti. La striscia di sabbia che traccia la via è veramente insignificante, solo aguzzando la vista la si trova, a un visitatore distratto sarebbe sfuggita.

 

 

 

Nessuno in vista, svolto a destra e mi immergo nella natura.
Nonostante il sentiero sia tracciato anche da qualche cartaccia
oltre che da una fune bianca che ne delimita il percorso,
l’atmosfera naturale cambia, le sensazioni che sento sulla pelle aumentano.
L’orizzonte si chiude intorno a me.
Camminando mi inoltro tra la vegetazione che cresce e filtra il mondo da cui sono appena arrivata.
Il cielo mantiene la sua freddezza, le tonalità terrene variano verso l’autunno
e velocemente s’inoltrano nell’inverno.
Il sentiero scivola ancor più nel verde, i fiori sembrano fuori luogo,
così illuminati da un’atmosfera argentea tipica dei mesi invernali, ma ci sono.
Con forza rivendicano il loro diritto ad esserci e si mostrano in tutta la loro strisciante bellezza.






Piantina Villa
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