di Ettore
Toniolo
e Marianna Battocchio
Dalla pietra
sgorgano corpi immobili nel tempo ma saturi di movimento.
Provengono dal grigiore del passato e sono incartati nello stesso
colore granuloso. Si contraddistinguono per eleganza e compostezza:
braccia adagiate su corpi drappeggiati che lasciano intravedere sembianze
umane. Ogni figura che esce dall'immagine ha una vita propria, una
personalità che si rivela ai nostri occhi man mano che la osserviamo.
Come un appassionato di libri gialli setaccia minuziosamente la scena
del delitto allo stesso modo l'attento osservatore può scoprire
infinite sfumature da ogni singola immagine. Lasciamoci rapire da
queste finestre sul mondo, non fermiamoci alla superficie delle cose
ma sforziamoci di entrare in sintonia con esse. Non osserviamo passivamente
queste situazioni immobili nel tempo ma entriamo mentalmente nell'immagine
che ci osserva di rimando. Creiamo dei piani in cui suddividere il
paesaggio e da osservare in successione come per trarne una storia
che si snoda lungo i particolari visibili e lungo quelli accennati
dallo scultore prima e dal fotografo dopo.
I soli volti, su colli variamente inclinati, sprigionano forze incredibili;
con la loro leggerezza decisa ci trasmettono un'energia a cui non
possiamo restare indifferenti.
Possiamo trascorrere ore davanti ad ogni singolo scatto nella ricerca
di trasferire su carta questi infiniti pensieri che si irradiano dal
riquadro luminoso.
Questi corpi, difficilmente imprigionati nella loro posa plastica
sfidano ogni persona in carne e ossa in quanto a morbidezza e perfezione
nel mostrare il proprio corpo pietrificato.
Dal freddo materiale che le compone si sprigiona un calore avvolgente.
Le mani come le ali ci svelano sentimenti indistruttibili nel tempo.
Gambe e spalle racchiudono il corpo mentre le teste tradiscono i pensieri
e gli umori del momento che racchiude quelli passati e lastrica la
strada a tutti quelli futuri che iniziano da quello che viviamo ora.
- Ettore Toniolo
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