Mazziol Mario 10-04-1941 Venezia. Ho passato quasi 30 anni della mia vita vivendo e lavorando in ogni parte del mondo. Africa, Sud America, vicino e lontano Oriente, basando la mia attività su due binari lavoro per vivere, fotografia per vivere meglio. Amo la fotografia di paesaggio e il reportage, trovo entusiasmante essere in mezzo alla gente, capire ed essere capito ed è così che fotografare diventa piacere. Abitando per lunghi periodi nei paesi dove ero inviato per lavoro ero in sostanza costretto ad approfondire la conoscenza della loro società, della cultura del loro popolo. Questo dal punto di vista fotografico mi ha aiutato molto, dandomi la possibilità di creare un rapporto di fiducia con le persone che intendevo fotografare. In Africa e più propriamente in Nigeria, pochissimi sono stati i problemi avuti anche con le autorità locali, e quando ci sono stati, il tutto si è risolto in modo quasi fraterno, la comprensione reciproca ci ha entrambi aiutati. Ammiro la natura, amo attendere paziente il momento particolare, quello che è stato chiamato l’attimo fuggente. Quando faccio del reportage non penso molto, l’importante è scattare ed analizzare poi il risultato, al contrario quando fotografo il paesaggio, gli animali, la natura nel suo splendore, sono calmo e riflessivo. Il reportage sui Fulani è frutto di una frequentazione settimanale durata anni; con l’aiuto di un interprete amico ho raggiunto con membri di varie tribù anno dopo anno, un livello di confidenza incredibile. Essendo popolo nomade dedito alla transumanza avevo la possibilità di seguirli nei loro spostamenti e di ritrovarli magari la stagione seguente, e sempre era festa, era rincontrarsi tra amici. Nessun problema perciò nel fotografare le loro donne, i loro figli, i loro piccoli commerci, potrà sembrare strano: mai hanno accettato denaro, solo qualche latta di cherosene, e tante, tante strette di mano. La loro per me occidentale, è l’Africa dei sogni, delle tribù non occidentalizzate, che hanno mantenuto intatto il loro bagaglio culturale. Un solo cruccio non aver potuto far fronte, per mia ignoranza, alle loro pressanti richieste di medicine, per curare i loro figli; d’altra parte le donne iniziano a generare in età puberale. Ho ammirato il loro modo di vestire, così variopinto e festoso, la loro dignità. Bastava uno sguardo e dovevo soddisfare la loro richiesta di non essere fotografati. Forse perché era il momento delle abluzioni delle donne o perché non erano agghindate a dovere. Devo essere sincero: li ho amati. Le immagini fanno parte di un ampio reportage sugli usi e costumi d’alcune popolazioni, che vivono nel Nord della Nigeria ai confini con il Niger.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

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