Nei lontani meandri della mente esiste il mondo di Fantasia,
dove il pensabile e l’impensabile si coniugano alla capacità sconfinata di sognare
per dare forma e corpo, nella creatività, alle più fantastiche visioni.
È qui che hanno origine le grandi avventure dell’Arte: da Leonardo a Michelangelo al Caravaggio,
da Omero a Dante al Petrarca; fino ai giorni nostri e a quelli che verranno.
Tutti gli esseri viventi, siano essi uomini, animali oppure piante,
si esprimono nel modo a loro più consono, comunicano con il mondo che li circonda,
a volte volontariamente altre in maniera inconscia.
Anche i fiori hanno una propria intrinseca capacità comunicativa che dipende
dal tipo, dalla varietà e dal colore che li contraddistingue.
Queste valenze sono state attribuite alla natura nel corso dei secoli da poeti,
da leggende tramandate di generazione in generazione, confermate da studiosi e scienziati.
I Celti ad esempio: due cose soprattutto mi appaiono quanto mai apprezzabili nei Celti:
che abbiano inventato la birra e
che non abbiano mai costruito templi per i loro dei,
ritenendo che la divinità fosse un’entità
troppo incommensurabile e troppo immanente nella Natura
per poter essere invocata o sollecitata in uno spazio chiuso,
separato dal cielo e dalla terra; da tetti e pareti e pavimenti.
I loro santuari erano le immense, tenebrose, labirintiche foreste che ricoprivano l’antica Europa:
queste cattedrali estese all’infinito,
le cui volte erano le chiome degli alberi,
le cui colonne erano querce e abeti,
le cui navate erano grotte,
i cui custodi erano orsi e lupi.
In quegli intrichi di fruscii e sibili, in quei dedali viventi e frementi
i Celti scoprirono il senso del divino.
ARTE:
V’invito a svolgere una sia pur semplice ricerca su questo termine.
Mi sono meravigliato della scarsità d’informazioni che possiamo recuperare dai nostri dizionari.
sul termine più stretto è fornita questa spiegazione:
“Qualsiasi mestiere che richieda da parte di chi lo pratica ingegno
e abilità tecnica derivante da studio e da esperienza”.
Ingegno.
Abilità tecnica.
Studio.
Esperienza.
Sono questi appena elencati sicuramente gli ingredienti essenziali,
che stanno alla base e che, a mio avviso, costituiscono l’aspetto esteriore
di ciò che comunemente tendiamo definiamo con il termine arte,
da questo i derivati: artigiano, artista …
Ecco che in conformità a questi vocaboli sorgono immediatamente ancora altri interrogativi,
come ad esempio: “Che cosa distingue l’uno dall’altro?”
e qui le nostre riflessioni si dividono e si moltiplicano
per intrecciarsi in molti modi diversi... ma non voglio dilungarmi oltre.
Tornando all’arte, questa nel tempo ha avuto diverse correnti,
concezioni, ideologismi, tutti segni molto evidenti
dell’evoluzione dell’uomo e del suo tempo,
in particolare nella scultura o nella pittura
che sono passate da forme concrete a raffigurazioni astratte.
Questa in cui noi viviamo, è l’era del colore.
Dovunque l’uomo guardi è investito da un’esplosione di colori,
questo è ancor più evidente per le persone anziane,
vissute in un periodo in cui il colore era molto meno usato.
Dappertutto i colori assalgono i nostri occhi,
li troviamo non solo nella natura, ma anche negli oggetti fatti dall’uomo;
alla televisione o sui giornali,
ma anche in tutto quello che ci circonda:
scarpe di plastica gialle, vestiti fluorescenti, poltrone color fucsia,
telefoni e frigoriferi giallo canarino, piatti color verde pallido...
Naturalmente, questa rivoluzione dei colori è cominciata con l’impressionismo.
Invece di riprodurre sulla tela ciò che vedevano intorno a loro
- mucche e paesaggi, tazze e frutta, peccatori e Santi -
come tutti gli artisti avevano sempre fatto fino ad allora,
gli Impressionisti osarono descrivere a colori
le loro intime esperienze, il paesaggio del loro spazio interiore.
La scuola di pittori francesi a cui appartenevano Manet, Pissarro, Renoir...
cominciò a porre enfasi sul momentaneo, piuttosto che sullo statico,
sulla luce, sui colori e l’atmosfera, piuttosto che sulle forme e le strutture.
Nei tempi più recenti le opere vanno ben oltre la visione della realtà delle cose
e rappresentano forme diverse: linee, punti, tagli, colori, ecc.
La fantasia e la creatività come le espressioni dell’animo umano non hanno limiti
e certamente anche attraverso queste nuove forme, correnti; i sentimenti, le emozioni
e un certo linguaggio comunicativo raggiunge le parti più espressive dell’animo dell’uomo.
Contrariamente durante il periodo classico queste espressioni erano esposte
attraverso forme di significazione diverse
e certamente fruibili dai valori e dai costumi culturali di allora.
Se esaminiamo, ad esempio le opere di Michelangelo: il Davide, la Pietà … sembrano vive.
Gli occhi di Mosè ti perforano, t’interrogano, ti scavano dentro.
Incutono timore, interesse e comunicano tutta la vitalità che esprimono,
tanto che viene voglia di “scavare” dentro l’opera stessa per scoprirla fino in fondo.
Che dire della Madonna nella sua espressione di dolore per il figlio morto che regge fra le braccia? Credo che non esista madre che non s’identifichi in lei e, così via.
Questi sentimenti, sensazioni, nella stessa intensità le cogliamo oggi in opere d’arte
che si presentano strutturalmente diverse ma che nella sostanza
e nel loro significato più profondo restano altrettanto intense
e comunicative di espressioni che vanno oltre.
In quante altre grandi opere di altrettanto grandi artisti si possono cogliere
sentimenti ed emozioni simili e sentirsi colti dalla sindrome di Stendhal?
Nelle immagini, creazioni, di cui ci accingiamo ora a prenderne visone,
non possiamo non comprendere la volontà, lo sforzo la costante ricerca degli autori
di andare oltre la forma in uno slancio verso l'alto
che spinge lo spirito verso mete che elevano l’anima
ad incontrare la sua essenza più vera.
QUESTA E' A MIO AVVISO ARTE.
Mosè Battocchio |