- Ettore Toniolo -

Fantasmi

 
   

La Donna in nero
di Susan Hill

Traduzione di Ombretta Marchetti.
Titolo originale dell'opera: The Woman in Black (1983).

Editore: Marco Polillo Editore S.r.l..
Prima edizione i Polillini: giugno 2005.


Incantevole ma…
… non posso dimenticare le notti che ho trascorso a fianco di Arthur
tra suoni naturali e rumori dalla misteriosa provenienza.
… non riesco a liberarmi dall'umidità che ancora oggi sento appiccicata sulla pelle.
… non mi spiego ancora i sentimenti dilanianti che per alcune ore mi hanno attanagliato
e hanno guidato con fili invisibili i movimenti disarticolati dei miei arti
comandati da muscoli singhiozzanti di fronte all'ignoto che mi ha circondato per lunghissime pagine.
Il romanzo è formato da innumerevoli righe
su cui gli occhi inciampano nella lettura ad ogni sobbalzo del protagonista,
ad ogni aggrovigliante pensiero che si crea in chiunque
osi passare una singola notte a Eel Marsh House.
Buona lettura.
Che la calma sia con voi e non vi abbandoni per nessun motivo
durante tutto il tempo che riserverete alla lettura.
(luglio 2006)


"Mi è sempre piaciuto respirare a fondo l'aria della sera, sentuirne l'odore,
sia quando è dolcemente profumata e balsamica per via dei fiori di mezza estate,
sia quando è resa pungente dall'odore dei falò e delle foglie ammuffite in autunno,
o fredda e tagliente per il gelo della neve." (pag. 7)

"Raccontavano di muri trasudanti umidità in castelli disabitati
e di monasteri in rovina ricoperti di edera sotto il chiarore lunare,
di stanze segrete chiuse a chiave e di prigioni sotterranee,
di ossari malsanie cimiteri soffocati dalla vegetazione,
di scricchiolii di passi sulle scale e mani che bussavano alle finestre,
di ululati e grida, lamenti e fuggi fuggi, di rumori di catene,
di monaci incappucciato e cavalieri senza testa ,
di nebbie turbinanti e improvvise folate di vento, di spettri evanescenti
e creature avvolte in lenzuola, di..." (pag. 18-19)

"Capii allora che cosa avesse inteso dire Mr Daily quando aveva parlato
della città che si ripara dal vento volgendogli le spalle..." (pag. 51)

"Ero conscio del fatto che tutti i miei sensi si erano acuiti e che quel luogo straordinario
stava imprimendosi nella mia mente e ancor più nella mia immaginazione." (pag. 72)

"Ma a poco a poco mi resi conto che l'assioma per cui un uomo non può restare indefinitivamente
in uno stato di costante terrore era giusto: o il sentimento si intensifica finché,
con il pensiero di ulteriori angosce ed eventi spaventosi, egli ne viene così sopraffatto
che fugge o impazzisce; oppure esso va gradualmente scemando
così da permettergli di riprendere il controllo delle proprie facoltà." (pag. 147)

 


 

Jane Eyre
di Charlotte Bronte

Traduzione di Lia Spaventa Filippi.
Titolo originale dell'opera: Jane Eyre (1847).

Editore: Newton Compton Editori S.r.l.
Pubblicazione settimanale 5 novembre 1998


Qui non siamo propriamente nel mondo del fantastico ma la fantasia e le emozioni
che si sollevano dalle pagine, quando con gli occhi ne scorriamo le righe sono praticamente infinite.
In occasione della lettura del libro ho timidamente abbozzato anche
un progetto fotografico purtroppo ancora in forma immateriale.
I paesaggi in cui ci immergiamo ripetutamente sono incantevoli e si fondono e si lasciano confondere
con i quadri del pittore pomerano Caspar David Friedrich.
Mi sono permesso di inserire "Jane Eyre" nella categoria "fantasmi"
per la presenza di una figura che viene misteriosamente nascosta e isolata agli e dagli occhi della protagonista
che ne avvertirà la presenza per un lungo periodo.
Una recente coincidenza mi ha consigliato di riprendere in mano il volume:
l'incontro al Musée d'Orsay di Parigi con la signora che per giorni
mi ha osservato dalla copertina (nell'edizione del romanzo in mio possesso) del libro
ogni volta che lo poggiavo e riprendevo per sospendere e riprendere la lettura.
L'incantevole dama sembra in perenne attesa quasi fosse la protagonista
che dall'interno del libro cerca di mostrarsi emergendo dalle pagine,
trapassandole ad una a una per assorbire il carattere della stessa "Jane Eyre"
palesandocelo direttamente sulla copertina con qualche approssimazione
dovuta alla fatica occorsa nell'acquisizione del vero stato d'animo della decisa Jane.
(gennaio - febbraio 2005)

"Passarono cinque minuti e la nuvola dello smarrimento si dissolse. (pag 23)

"Ma lanciai la mia sfida
al tanto avverso mondo,
E minacce e presagi
Non mi trassero a fondo." (pag 196)

"Non avevo altro parente se non madre natura. E nel suo seno cercai riposo." (pag 229)

"La mia esistenza limitata si trasformò improvvisamente in un piano infinito.
Mi giunse l'ordine dal cielo di alzarmi, raccogliere le mie forze,
spiegare le ali, e salire a eccelse altezze." (pag 255)

"Passati in vana attesa sei mesi, la mia speranza morì definitivamente, e allora mi trovai nelle tenebre." (pag 280)

" - Jane! Sei un essere umano Jane? Ne sei certa? - "
" - Lei dice che sono una fata; ma assomiglia molto più lei ad uno gnomo. - " (pag 306)


 

 





Il caso Jane Eyre
di Jasper Fforde

Traduzione di Emiliano Bussolo e Daniele A. Gewurz.
Titolo originale dell'opera: The Eyre Affair.

Editore: Marcos y Marcos.
Prima edizione: aprile 2006.

Il protagonista di un libro entra in un altro libro: un classico del passato,
e interagisce con i padroni della scena che da decenni si muovono in quei luoghi.
Le intenzioni del nuovo arrivato non sono delle migliori e inizia una turbolenta vicenda
in cui una detective letteraria deve inseguire e impedire che il malintenzionato
a spasso tra le pagine del volume crei danni irreparabili
con l'intento di snaturare la trama e sradicare le intenzioni dell'autore,
nel primo caso, e dell'autrice nel secondo.
Un passato turbolento riaffiora a tratti nella mente della giovane protagonista
e si fonde con la situazione presente.
Un padre che si palesa a singhiozzo senza preavviso
crea movimento all'interno scena che ci scorre davanti.
Incantevoli e ricche di suspence le ultime pagine trascorse all'interno
del romanzo Jane Eyre che è consigliabile aver già letto prima
per i numerosi richiami con pseudo finale alternativo.
(dicembre 2006)



"Quel lavoro era il suo pane: le parole erano la sua vita, la sua passione." (pag. 12)

"Era divertente finché durava, ma erano solo isolette di emozione
in quell'oceano di banalità quotidiane ..." (pag. 12)

"Dopotutto, i versi di Byron, di Keats o di Poe sono reali, che siano piratati o no.
Fanno lo stesso effetto quando li si legge." (pag. 29)

"Il ritorno economico è un'ottima cosa,
ma diluisce il piacere della malvagità a un livello inferiore..." (pag. 39)

"... quando la mia mente era giovane e la barriera tra realtà e finzione non si era ancora irrigidita
fino a diventare il guscio che ci avvolge in età adulta." (pag. 74)

"Agli adulti normali non piace che i bambini parlino di cose
che le loro menti grigie non possono vedere." (pag. 80)

"... come se in un giorno d'inverno si fosse aperta una porta che dava sull'estate." (pag. 134)

"Le mode e i governi vanno e vengono, ma Jane Eyre è per sempre." (pag. 275)

 


 



 

Il fantasma verde
di Alfred Hitchcock

Traduzione di Renato Liguori.
Titolo originale dell'opera: the mystery of the green ghost (1965).

Editore: Arnoldo Mondadori Editore.
II edizione: aprile 1974

Il titolo fa immaginare un noir, la copertina preannuncia un giallo.
Il testo è un mix delle due cose con prevalenza del secondo ingrediente.
I “Tre Investigatori”  (sponsorizzati da Alfred Hitchcock) sono i protagonisti
e inseguiranno un misterioso fantasma verde apparso prima vicino alla loro abitazione
e poi trasvolato in una lontana tenuta agricola minacciata dal fallimento.
Delle perle miracolose si materializzeranno in un luogo segreto per poi polverizzarsi
e un cane si comporterà in modo sorprendente non facendo assolutamente nulla.
(agosto 2007)



"Si trovavano su una strada carrozzabile ricoperta di erbacce, e osservavano assorti una vecchia casa vuota,
dall'aspetto di un albergo, un'ala della quale era in rovina dove i demolitori avevano iniziato la loro opera.
Il chiarore lunare rendeva tutto indistinto e irreale ." (pag. 7)

"Una figura verdastra stava presso la porta donde erano entrati.
Sembrava risplendere di una debole luce interna e ondeggiava lievemente
come se fosse composta di nebbia incorporea." (pag. 12)

"Nelle grandi stanze debolmente illuminate
sembrava aleggiare ancora lo spettro della notte precedente ." (pag. 25)

"Pete e Bob potevano vedere soltanto a tratti la luce della torcia di Chang,
dato che il corpo del ragazzo la occultava quasi sempre." (pag. 87)

"Voi siete soltanto una cosa strisciante nella notte,
degna solo di essere calpestata." (pag. 74)


 

 


 

 

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