Le
fiabe affascinano
e fanno sognare dalla notte dei tempi.
Parlano dell’uomo, delle sue paure,
dell’atteggiamento con cui affrontare gli ostacoli per
superarli.
Raccontano di ognuno di noi nelle varie fasi
della crescita.
Indagano le molteplici indoli dell’animo
umano.
Le fiabe narrano del bene e del male, del
buono e del cattivo, del positivo e del negativo, del bello
e del brutto, del vecchio e del giovane, del ricco e del povero,
di maschio e femmina, di astuzia e ottusità, di caldo
e freddo, di reale e fantastico, di vita e di morte, di
morte e di rinascita.
Temi opposti tra loro sui quali da sempre
si interrogano pensatori e gente comune, fornendo varie risposte
con l’unica certezza che non possono esistere separatamente.
L’uno è accostato all’altro.
L’uno è opposto all’altro.
L’uno è misura dell’altro.
L’uno è giustificato o contraddetto dall’altro.
Insieme si completano formando l’unità.
Entrambi sono il prodotto di una stessa mano creatrice.
La
presa di coscienza del doppio passa attraverso
la comprensione dell’io più profondo e le fiabe
vogliono esserne strumento.
Il concetto di doppio è stato affrontato
dalle religioni, dai filosofi, dai pensatori e prima ancora
dalla cultura popolare attraverso i miti, i racconti e le
fiabe, essi stessi oggetto di studio.
Questa ricerca mi ha portato ad una personale lettura
del doppio in alcune delle fiabe più note,
quelle che fin da bambina mi hanno fatto ridere e piangere,
sognare e sperare.
Ho scelto di interpretare il messaggio di ogni favola che
ho colto come più forte, imprimendolo nelle pellicole
Polaroid 600 scattate con la mia inseparabile
SX-70. Nei circa due minuti di sviluppo dell’immagine,
sono intervenuta alterandone i colori e disegnando
dei tratti per rendere la scena più surreale e pittorica.
Sono stati usati dei dittici, due fotografie
accostate, per mettere a confronto i due temi, sottolineando
così l’idea di doppio.
All’interno di ogni favola ho aggiunto un paio di costanti:
il concetto di tempo rappresentato da grandi
orologi, strumenti di misura inventati dall’uomo e la
chiave a simboleggiare l’interpretazione, la
chiave di lettura o semplicemente un mezzo che può
portare oltre, verso nuovi orizzonti grazie all’approfondimento
della favola.
Ho ipotizzato anche una versione “dormiente”
dei personaggi come fossero in attesa del risveglio, della
loro riscoperta da parte di chi guarda.
Si tratta di una ricerca nata seguendo la curiosità
di scoprire ciò che può nascondere un linguaggio
in codice come quello delle fiabe, che raccoglie la sapienza
e l’esperienza umana e che vuole parlare direttamente
al nostro cuore.
E’ stato stimolante cercare di rendere il tutto “reale”
attraverso progetti, scenografie, costumi e luci.
Ringrazio mia figlia Alice che si è
resa interprete di tutti i personaggi, mio marito che mi ha
sostenuto e tutti coloro che vorranno inoltrarsi in questo
mio mondo.
Marianna
Battocchio